
FAENZA - E’ morto Giuliano Todeschini, l’anarchico (come si definiva lui stesso), più noto di Faenza. Un altro pezzo della storia faentina che scompare; un personaggio che ha segnato un’epoca, spentosi improvvisamente nella sua città, a 78 anni. Giuliano Todeschini, il gigante barbuto con la “capparella” e il cravattone alla lavallier, le aveva fatte davvero tutte. E’ stato un artista di teatro, un attore cinematografico, un ottimo suonatore di contrabbasso, fra i fondatori dell’orchestra Faenza Swinger che fu alla ribalta per un decennio nel dopoguerra. E’ stato presidente del circolo del Cinema, l’ultimo titolare della ferramenta più antica della città a due passi da piazza del popolo. Laico, spirito libero, ha avuto anche un impegno politico, come consigliere comunale indipendente eletto nelle liste del Pci, ma non rinunciò mai ad esprimere il proprio pensiero senza condizionamenti. E’ stato commentatore dei “I Fatti del giorno” a Teleuno, prima da solo e poi assieme alla figlia Giovanna. Ultimamente, chiuso il negozio, si era dedicato alla cura del nipotino con il quale lo si vedeva sovente per le strade del centro, un’attività, fare il nonno era un’attività di cui si sentiva particolarmente orgoglioso. Todeschini se ne è andato in silenzio. Lascia comunque un ottimo ricordo. Di lui ci parla Sante Zannoni che fu con Giuliano Todeschini nella Faenza Swinger assieme a Ino Marocci, Camillo Linari, Claudio Raffaeli, Giorgio Callegari, ecc. “Giuliano era un trascinatore - esordisce -. Fu un precursore dello stile che poi lanciò Renato Carosone. Facevamo sketch comico-musicali sulle spiagge romagnole e Todeschini ha portato per tutta la vita il verbo di una grande passione per la musica jazz di cui fu uno dei maggiori intenditori a livello nazionale. Fu un ottimo attore teatrale - prosegue ancora Sante Zannoni - dilettante, sia in lingua che in dialetto romagnolo e, prese sul ridere le sue apparizioni, come protagonista di secondo piano, nel ‘Cinema che conta’ quando recitò assieme ad Alberto Sordi nel film girato in Romagna dal titolo Il presidente del Borgo Rosso”. Nel corso della sua carriera cinematografica aveva recitato anche con Bellocchio ne “I pugni in tasca”, poi ne “La ragazza di latta” di Aliprandi e in “Amore e ginnastica” insieme ad Adriana Asti dove interpretava un po’ se stesso nella parte di un maestro anarchico.
Renato Cavina