Faenzanet@yahoo.it - EVENTI - 16-03-2006 15:28

Nuovo libro per il faentino Mongardi

Le «Ombre» di Mongardi per capire il Male

Un romanzo ambientato nella Romagna del '44, con il fronte immobile. Angelo, 15 anni, comincia una lenta ma inesorabile calata negli inferi, dove nulla, neppure l'ideale partigiano, resta puro.

Faenza. uando si parla del Male, uello con la maiuscola, quello che fa orrore, si rischia sempre la banalità, la buccia di banana della retorica. Ne abbiamo un esempio tutti i giorni, con i mezzi di informazione che si aggrappano alla tragedia della follia, on psicologici telestravisti che farneticano da dietro il baffo di cause ambientali. Tutte considerazioni che mirano a tranquillizzare chi ascolta la notizia: tranquillo, amico che ci ascolti, tu non sei così, a te non capiterà mai. Tu sei buono.

Poi ci sono scrittori, James Ellroy, Cormac McCarthy e Massimo Carlotto, tanto per dirne tre, che fissano sulla pagina il Male, lasciando la retorica sull'uscio di casa. E il messaggio è molto molto * meno consolatorio: amico, potrebbe succedere anche a te. Basta trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Basta poco. Nel novero di questi scrittori va considerato il faentino Fabio Mongardi che da alle stampe Ombre di notte, per la casa editrice bolognese Giraldi.

Romanzo presentato lunedì scorso nei locali della libreria Moby Dick, in via XX settembre 3b. Strano il destino di Mongardi, pressoché sconosciuto in patria, ma tradotto e apprezzato, con suoi i precedenti romanzi «II verdetto muto» e «La donna dell'Isbà, all'estero». Ma tant'è, quando si ha un progetto letterario chiaro, difficilmente ci si impania in certe questioni. «Sono sempre stato affascinato - spiega Mongardi - dalle questioni esistenziali, e il male, la capacità

dell'uomo di produrre sofferenza, lo ritengo uno dei temi fondamentali. Il più diretto».

Un tema che il faentino affronta con il massimo rispetto e senza risposte in tasca.

«Utilizzo la scrittura come autoaalisi. Non ho certezze, anzi più vado avanti e più mi si alimentano i dubbi e le incertezze sull'animo umano».

«Ombre di notte» è ambientato nella Romagna del 1944, con il fronte immobile e i nazisti incattiviti dalla sconfitta imminente. In questo scenario si muove Angelo, un ragazzetto di 15 anni che si unisce a un gruppo partigiano. Da questo momento inizierà una lenta ma inesorabile calata negli inferi, dove nulla, neppure la purezza dell'ideale partigiano, è immune dal male.

«Parto dal presupposto che la guerra è sbagliata, qualsiasi guerra. Ho scelto questo determinato periodo storico perché è stato unico: con il fronte fermo, si è venuta a creare un'immensa zona grigia che, nella mia storia, diventa un brodo di coltura per il male». Un punto di vista che gli ha creato qualche critica.

«Affrontare il tema della Resistenza è sempre spinoso. Alcuni miei lettori si sono risentiti. Ma io non ho alcun intento revisionista, anzi. Semplicemente volevo dimostrare che in determinate situazioni non esistono né buoni né cattivi. Che il male è in ogni uomo». E parte integrante di questa storia è la natura, che pare guardare con compassione il dibattersi dell'uomo. Un palcoscenico su cui l'umanità recita i suoi drammi. «Abito da sempre in campagna e sono letteralmente affascinato dalla natura che va avanti, perfetta, per conto suo. Mentre l'uomo sembra caduto su questa terra per sbaglio».

Non sveliamo altro sulla trama, sarebbe un delitto per il lettore, ma il messaggio è chiaro. «La violenza è sommersa, sempre pronta a esplodere, aspetta solo le condizioni giuste per venire a galla. Il segreto sta nell'impedire che si vengano a creare queste condizioni».

E allora ben vengano scrittori come Mongardi che si sono accollati la croce di essere i topografi dell'orrore.